Benvenut* o bentornat* su “Friday File – vi diciamo quel che facciamo”, una specie di newsletter mensile in cui potete curiosare su quello che succede dentro GEAR.it. Io sono Marco e vi conduco in questa spero-curiosa esplorazione con tono misto frivolo e stupito perchè anch’io scopro un sacco di cose che non sapevo. Per esempio oggi parliamo del domani.
Presente imperfetto
Tra pandemie, guerre, rincaro dei prezzi e il primo ministro inglese che cambia una volta al mese sembra di stare dentro un Monopoli in cui finiamo sempre più spesso nella casella che ci chiede di pescare la carta “Imprevisto” che, si sa, son brutte notizie. Ecco il punto: se giochiamo con la speranza di non pescare quella carta, quando arriva – e arriva sicuramente – son dolori. In altre parole: dato che l’imprevisto è ormai una cosa certa, tanto vale agire tenendone conto, piuttosto che reagire alla bell’e meglio quando capita. Chiaro? Mica tanto. Vabbè ricomincio da un’altra angolazione.
Futuro presente
Nel 2016 in Svezia è stato istituito il Ministero del Futuro (Nome esatto “Ministero per le strategie future e per la cooperazione nordica”). Anche la Comunità Europea ha il suo Commissario dedicato al futuro (si chiama “previsione strategica” in questo caso). E la World Futures Studies Federation e un’organizzazione internazionale non governativa partner UNESCO, una rete di esperti che studia e propone visioni di futuro. In Italia, presso l’Università di Trento è possibile frequentare il “Master in previsione sociale” in cui si impara a lavorare con i futuri. Infine, nel 2018, è stata costituita AFI l’Associazione dei Futuristi Italiani per favorire il riconoscimento della professione di “futurista” – no, Marinetti, che comunque era uno molto avanti, qui non c’entra – e affermare l’importante ruolo degli “Studi di Futuri”.

Orbene: cos’è ‘sta propensione al domani? Forse un afflato verso l’ignoto e l’inesplorato? 👽Al contrario: che si tratti di comunità sovranazionali, di pubbliche amministrazioni, di grandi company o di PMI avere gli strumenti per ipotizzare possibili scenari è un elemento decisivo per poter prendere decisioni consapevoli e pianificare strategie. Con aulico inglesismo tutto ciò si chiama “Strategic Foresight”.
Futuro al plurale
Riassumo: in un’epoca dominata dall’incertezza le aziende e gli enti pubblici e governativi devono imparare ad anticipare gli imprevisti per non farsi trovare impreparate e, anzi, poter sfruttare le trasformazioni galoppanti a vantaggio proprio e delle comunità cui fanno riferimento. Gli “Studi di Futuro” servono proprio a questo: dotare chi deve decidere di un set di strumenti per poter elaborare scenari plausibili all’interno di futuri possibili: al plurale proprio perché, in fase di previsione, le ipotesi che si individuano sono chiaramente più di una. E – occhio che questo è importante – come diretta conseguenza gli “studi di futuro” servono a formulare piani d’azione concreti attuabili da subito: cioè ipotizzare i futuri è proprio inutile se poi oggi non facciamo qualcosa per trovarci domani in una situazione preferibile e non in balia degli eventi.
Avrete ormai capito che Nostradamus e Mago Merlino qui proprio non c’azzeccano. Vi consiglio invece un libro di Roberto Poli, presidente AFI, che introduce l’argomento anche per i neofiti come me.

Officine dei futuri
Governi, università, enti pubblici: ma allora cosa c’entra GEAR.it in tutta ‘sta avveneristica filippica? Intanto, già in tempi non sospetti in cui sembrava filare tutto più o meno liscio – era il 2018 – l’azienda ha svolto un Laboratorio di Futuro da cui sono scaturite importanti scelte strategiche messe in atto a partire dal 2019.
Ma, soprattutto, due dei soci sono futuristi: MASSIMO, dopo aver frequentato il master all’Università di Trento oggi è futurista abilitato e vicepresidente AFI. FAUSTO ha acquisito le necessarie competenze dopo aver frequentato il corso “Professione futurista”. Competenze che confluiscono in !HEY Futures parte integrante della variegata realtà imprenditoriale GEAR.it e – rullo di tamburi – riconosciuta come entità competente in materia di futuri in questo documento OCSE (pag. 27 per essere precisi).

Quindi? Quindi Massimo e Fausto hanno deciso di fondare le Officine dei Futuri che saranno varate a partire da gennaio 2023. In sostanza si tratta di workshop immersivi – una giornata e mezzo bella tosta – dedicati alle aziende: un laboratorio che offrirà idee e strumenti per lavorare con i futuri e si concluderà con l’elaborazione di un piano d’azione/strategia. Alcune spoilerate: un po’ di teoria, ad esempio il mondo VUCA e i modelli previsionali, poi la pratica: le sette domande strategiche 🧐 e un “Esercizio di Futuro”. Nel marasma generale (occhio che tra un po’ il PM inglese cambia ancora) una bella opportunità per adottare nuove prospettive e capire dove “andare a parare”. Anche per piccoli imprenditori, a cui il primo evento è dedicato.

Il presente è il futuro del passato
Hic Adv, business unit che all’interno di GEAR.it si occupa di comunicazione, è stata incaricata di sviluppare il messaggio promozionale per promuovere i workshop. Una prima ricerca ha individuato alcuni stilemi visivi con cui solitamente si rappresentano i futuri.

In verità queste visualizzazioni sono un’estensione del presente. Se oggi siamo tutti connessi, ci immaginiamo di esserlo ancora di più domani. Se la robotica è già parte integrante del settore manifatturiero, sicuro che prossimamente i dispositivi elettromeccanici ci cucineranno la cena (magari!). In queste rappresentazioni non c’è spazio per l’inatteso, perchè, proprio per sua natura, è difficile da immaginare e da visualizzare.
Ok qui andiamo sul filosofico (blando, eh 😉). Sì perchè c’è venuto in mente che esiste un futuro che conosciamo molto bene: il presente. Se guardiamo a quarant’anni fa – la previsione strategica si applica su finestre temporali tra i 10 e i 50 anni – noteremo che in mezzo a tanti stravolgenti cambiamenti (uno su tutti: internet), vi sono anche diverse “funzioni” che sono rimaste pressoché uguali. Accendiamo la lavatrice dal cellulare, ma il concetto di casa, di luogo intimo non è cambiato. Le auto sono elettriche ma servono sempre a spostarci dal punto A al punto B. E così via.
Insomma, abbiamo pensato a due modi per rappresentare il futuro. UNO: vederlo come un presente ma con dei vuoti, cioè gli imprevisti. Già il fatto di sapere che ci sono e dove sono collocati può orientare le nostre scelte. DUE: un posto su cui possiamo aprire delle finestre: se colleghiamo le visioni di vari punti di vista possiamo immaginare possibili contesti. Ecco alcune ipotesi progettuali.



Ti ho convint* ad abbandonare i tarocchi? Oppure sei rimast* nel mood “Carpe diem”? Se vuoi farcelo sapere scrivi a m.appiotti@gear.it
A proposito di imprevisti Friday File continua con una breve rubrica probabilistica.
Random
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