Paese che vai, giorno che trovi

Una lingua al giorno toglie l'incomprensione di torno

Benvenut* o bentornat* su “Friday File – vi diciamo quel che facciamo”, la nostra newsletter mensile che racconta cosa sta succedendo qui in GEAR.it. In questo episodio parliamo turco – e inglese, arabo e italiano – e, sorpresa, si capirà tutto!

Per me è arabo, per loro no.

Dietro ogni Friday File c’è una redazione fluida – nel senso che ogni bimestre si alternano fluidamente due collegh* che mi aiutano a individuare e redarre i temi di questa newsletter. Così, approfittando delle competenze di Asia (laureata in lingue mediorientali presso l’università di Venezia) e Lucia (project manager di Ligabue, noto studio di traduzione che fa parte di GEAR.it) abbiamo sviscerato possibili temi linguistici. L’origine e il significato dei nomi che diamo ai giorni ci è sembrato curioso: ne sono uscite cose turche – ma anche arabe, latine, greche e norrene!  

Tutti i santi giorni

Cominciamo dal Mare Nostrum: intanto la parola italiana ‘settimana’ deriva dal tardo latino septimana, forma sostantivata di septimanus ‘che raggiunge il numero di sette’, calco del greco ἑβδομάς, derivato a sua volta di ἕβδομος ‘settimo’. I Romani diedero ai giorni della settimana i nomi delle loro divinità in associazione ai pianeti perché videro una connessione tra gli dei e il mutamento della volta celeste nel cielo notturno. A ogni giorno era così associato uno dei sette maggiori corpi celesti, al tempo conosciuti: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, più la Luna e il Sole.

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L’influenza della religione cristiana ha prodotto notevoli cambiamenti, come vedremo la stessa cosa vale per la religione musulmana. Il sesto giorno divenne così Sabato dall’ebraico שבת (shabbat) che letteralmente significa riposo. Visto che questo termine è radice anche in lingue di ceppi estremamente differenti, vale la pena approfondire: lo shabbat è il giorno in cui gli ebrei si astengono dal compiere qualsiasi attività, in segno di umiltà verso il Dio che, secondo la Genesi, ‘il settimo giorno […] si riposò da tutte le opere che aveva portato a termine’. Per finire la Domenica viene da ‘Dominica dies’, letteralmente giorno del Signore. Fin qui tutto abbastanza chiaro e, più o meno, noto. 

Da santi ai numi

Puntiamo a nord. Il nome della settimana in inglese (‘week’) deriva da weke, in Middle English (l’inglese medio, quello di Geoffrey Chaucer e I racconti di Canterbury – #sapevatelo), che a sua volta deriva da wucu, wice in Old English, l’inglese antico parlato per circa sette secoli nel quale convogliarono influenze e contaminazioni norrene, celtiche e latine (#risapevatelo). Wucu e wice ebbero origine, a loro volta, dalla lingua proto-germanica e in particolare da wikō(n), che significava “svolta”, “successione”, quindi una sequenza.

I nomi dei giorni: nella lingua inglese alcuni aderiscono alla tradizione latina: Monday, da moon (la luna), Saturday da Saturn (Saturno) e Sunday da sun (il sole). Anche in questo caso le trasformazioni sono state fomentate dagli dei: gli altri quattro giorni prendono il nome dalle divinità scandinave: Marte diventa Týr, Mercurio diventa Odino, Giove diventa Thor e Venere diventa Frigg.

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Lettere latine, numeri arabi

Come il dominio dell’impero Romano ha esportato espressioni linguistiche anche nei paesi ora anglofoni, il mondo occidentale importa i numeri dai matematici arabi. Una competenza che si riflette anche nei nomi dei giorni che seguono i numeri ordinali fino al giovedì compreso – attenzione però, la settimana comincia con Domenica, in barba alle decisioni dell’ONU che indica convenzionalmente il Lunedì come primo giorno della settimana  (#curiosità: nell’indicazione delle Nazioni Unite si precisa che sabato e domenica sono giorni di riposo). Dopo il quinto giorno seguono dunque il venerdì e il sabato che hanno – guardacaso – radici religiose. Anche in arabo il termine ‘settimana’ ha origine numerica: Al-usbù letteralmente ‘settimanale’, contiene la radice Sab’aa, cioè sette.

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Dimmi con chi vai 

Eccoci infine in Turchia: la posizione geografica ha da sempre esposto usi e costumi del Paese a un mix di influenze orientali ed occidentali: l’idioma non fa eccezione. Lingua tosta, il turco: Asia mi segnala che grammaticalmente, come il latino, il turco declina il sostantivo secondo 6 casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, ablativo e locativo. Una complessità accentuata dalla struttura delle frasi che utilizzano concatenazioni di suffissi e (pochi) prefissi e una sintassi base della frase Soggetto-Oggetto-Verbo che funziona come il giapponese!!!!! [Non amo eccedere in punti esclamativi ma qui ci volevano]. Ad esempio l’espressione ‘Non vado a scuola’ diventa ‘io scuola-a vado-non’. Chiaro? Per Asia e Lucia di sicuro, per me un po’ meno, ma faccio finta di aver capito. Dunque l’etimologia dei nomi dei giorni non sfugge all’ibridazione che la lingua turca racchiude intrinsecamente: ad esempio il termine settimana ‘Hafta’ deriva ancora una volta dalla parola ‘sette’, ma in lingua farsi (persiano). Come per l’arabo, anche in turco la domenica è considerata il primo giorno della settimana.

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Gira e rigira, l’importante è comprendere

Dalle sponde africane bagnate dal Mediterraneo al Mare del Nord, qui in GEAR.it le lingue sono di casa. Cioè, non è che parliamo turco tra di noi, però sapere le origini e i significati delle parole favorisce, al di là della semplice traduzione, una comprensione approfondita della cultura in cui quei termini sono stati coniati e vengono utilizzati.

Siete d’accordo, o parlate solo dialetto stretto? Fatecelo sapere a m.appiotti@gear.it. Nel frattempo scrollate e passate a una rubrica che non offre certezze.


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Random

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